Daniela Caracciolo, Ricercatore SSIP

La Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli e delle Materie Concianti nel corso degli ultimi anni ha sviluppato dei progetti di ricerca particolarmente adeguati alle esigenze dei distretti industriali, nonché al sistema della depurazione. Si vogliono portare avanti delle iniziative a livello nazionale a supporto della depurazione per la circolarità e la sostenibilità ambientale dei distretti conciari di Solofra, Santa Croce sull’Arno ed Arzignano.

 

La sostenibilità è da sempre una priorità imprescindibile per l’industria conciaria italiana, che a tal fine, continua ad investire ingenti risorse ogni anno. Negli ultimi venti anni i costi della sostenibilità sono aumentati di circa il 5%, e va considerato inoltre, che la depurazione dei reflui ne costituisce la quota più significativa (circa il 65%). Oggi la Stazione Sperimentale per l’Industria delle Pelli si sta impegnando nello sviluppo di un sistema chiamato Depurazione 4.0, ricordando l’accento posto dal D.Lgs. 152/2006 sul ‘riutilizzo, recupero e riduzione dei rifiuti’, si vogliono sviluppare progetti in cui sistemi innovativi, come la fotocatalisi, permettono di trattare le acque reflue evitando la produzione di fanghi e dall’altro lato, sistemi tecnologici in cui dai materiali di scarto, quali i fanghi, si possa ricavare energia per gli impianti conciari, gestendo i reflui nel rispetto dell’ambiente.

 

Il 10 dicembre 2019 presso la biblioteca della SSIP, si è tenuto un tavolo tecnico con i responsabili degli impianti di depurazione consortili del settore conciario, in cui si è discusso delle problematiche che i gestori degli impianti quotidianamente devono affrontare, come ad esempio gli elevati costi di smaltimento dei fanghi conciari, con annessa la difficoltà nell’individuazione di discariche che accettano tali rifiuti, e dell’aumento del parametro del COD (domanda di ossigeno chimico) nelle acque in uscita all’impianto. Mutuando un concetto del prof. Giovanni De Feo, dovremmo abituarci a non parlare più di rifiuti, bensì di materiali; ripartire dall’idea che non esistono i rifiuti ma solo materiali dal potenziale inespresso che possono, e devono, avere un nuovo impiego. Ciò è possibile solo mettendo a sistema le esperienze dei tre principali poli conciari italiani favorendo il trasferimento di conoscenze.

 

Bisogna favorire il trasferimento di conoscenze e competenze nel campo della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare; mettere a sistema le informazioni dei progetti di ricerca che diventano patrimonio collettivo del comparto. Di seguito si riportano in sintesi le nuove progettazioni relative alla depurazione.

Nel corso del trattamento delle acque reflue il processo di rimozione della sostanza organica avviene utilizzando dei batteri: i substrati (carbonio, azoto, fosforo, etc.) vengono degradati dal metabolismo batterico attraverso una serie di reazioni biochimiche che portano alla formazione di anidride carbonica ed acqua (e alle sostanze non biodegradabili che vengono abbattute con trattamenti terziari). In questo processo si genera nuova biomassa, che deve essere in parte rimossa dal sistema insieme alla biomassa morta ed ai composti inorganici. L’insieme di queste sostanze viene indicato come fango di depurazione; se rapportato al volume di acqua trattato nell’impianto di depurazione questa massa rappresenta una piccola percentuale, ma il trattamento e lo smaltimento dei fanghi ha un’incidenza notevole sui costi di gestione.

 

Dal moderno punto di vista dell’economia circolare, rispetto al semplice (ma dai notevolissimi costi ambientali) conferimento tal quale in discarica, è necessario approcciare il problema nei termini di riciclo del materiale e di recupero dell’energia; infatti è stato introdotto il concetto di WtP (Waste-to-Product) e WtE (Waste-to-Energy), a seconda se il trattamento del rifiuto porti alla produzione di una materia prima-seconda e/o energia… continua a leggere su CPMC 1(2020)

 

Dipartimento tecnologie per l’ambiente

Ing. Daniela Caracciolo

e-mail: d.caracciolo@ssip.it

 

La mostra “La Casa del Guanto” sarà visitabile presso il Museo della Moda di Napoli – Fondazione Mondragone dal 19 gennaio al 12 marzo 2024.

 

Per info e prenotazioni: https://museodellamodanapoli.com/

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