Il 24 settembre alle ore 15:00, in occasione del Bioeconomy Day, si è tenuto presso la SSIP il workshop Bioeconomia: sostenibilità, economia circolare ed open innovation.

 

Ad introdurre la sessione è stato il Presidente della Stazione Sperimentale Industria delle Pelli, Graziano Balducci, che dopo aver portato i saluti del Ministro Manfredi e del Presidente della Camera di Commercio di Napoli Ciro Fiola, ha descritto metodologie e principi delle attività fondamentali svolte dalla SSIP.

 

“La storia della SSIP è una storia lunga un secolo, ed ha come obiettivi principali quelli della ricerca tecnico-scientifica, il rispetto per l’ambiente e la configurazione dell’ente come un vero e proprio dimostratore tecnologico di fabbrica conciaria 4.0”. Alla storia centenaria della SSIP, si aggiunge una nuova reputazione nazionale, che si inserisce nella funzione pubblica, grazie al d.l. in materia di utilizzo dei termini “cuoio, pelle e pelliccia” che entrerà in vigore il prossimo ottobre, a certificare il ruolo fondamentale a supporto del Made in Italy.

 

A seguire, l’intervento del Prof. Giovanni Sannia, in rappresentanza della Federico II, che insieme alla SSIP ha organizzato l’evento. Il Prof. Sannia ha voluto approfondire il superbo lavoro di formazione che nel corso degli anni ha visto protagonista la Federico II nel settore della Bioeconomia e delle Biotecnologie Industriali, come l’istituzione dei diversi CdL e Master come quelli in Biotecnologie Industriali e agro-alimentari e Biocirce – Bioeconomy in a circular economy. Quest’ultimo, riconosciuto come progetto formativo sulla Bioeconomia unico in Europa.

 

Dalla formazione professionale si è passati alle politiche, con l’intervento di Antonio Martini, Direttore Interventi per Ricerca ed innovazione del MISE, che ha fatto il punto su come la politica italiana ed europea abbia voglia di puntare sulle imprese attente a questi temi. Uno dei mezzi per realizzare aziende virtuose è sicuramente il supporto alle PMI con strumenti di finanziamento ed una linea specifica di sinergie industriali, annunciando che a livello nazionale con le risorse del Cura Italia, saranno messi a disposizione altri 100 milioni per i piani di tutela ambientale ed economia circolare destinati alle filiere industriali.

 

L’intervento del DG della SSIP, Edoardo Imperiale, in cui annuncia il Programma Leather Innovation Challenges 2025, ha dato il via al vero e proprio confronto tra i diversi professionisti coinvolti.

 

Innovazione di prodotto, Economia circolare e sostenibilità, Industria 4.0 e Smart Factory, sono le aree d’interesse su cui la SSIP vuole focalizzarsi nel prossimo quinquennio, invitando professionisti, aziende a start-up a proporre nuove traiettorie tecnologiche attuabili a medio-lungo termine a partire dal 1 ottobre 2020.

 

“Possiamo ospitare start-up ed investire nella tecnologia per realizzare un upgrading. Siamo aperti ai suggerimenti e sarà nostro interesse costruire con altri attori della filiera una collaborazione per intercettare i fabbisogni di innovazione sui quali concentrarci”.

 

In seguito, è stato il momento di Gustavo Gonzalez –Quijano che, da rappresentante di Cotance, ha voluto sottolineare l’importanza delle politiche di uniformazione a livello europeo delle norme che regolano la produzione, il controllo e la qualità delle conce, sottolineando che “in materia di concia, l’Italia è l’ombelico del mondo”.

 

Il Prof. Piero Salatino invece, ha voluto concentrarsi sull’importanza della comprensione del complessità del ciclo di vita della trasformazione, mettendo in luce l’importanza di un registro elettronico dei rifiuti che potrebbe essere un punto di partenza per l’implementazione delle tecniche di reimmissione dei prodotti a fine ciclo vitale. “Oggi la sfida è oltre la circolarità. Simbiosi industriale. Considerare prodotti a fine vita di una filiera, come potenziale input in filiere diverse e distanti da quella nativa. Una circolarità che si declina tra filiere diverse”.

 

Per il Prof. Luigi Nicolais il periodo che stiamo attraversando “Non è una rivoluzione tecnologica, è una rivoluzione sociale, poiché le tecnologie sono disponibili ma c’è necessità di imparare a farle lavorare insieme. Dobbiamo capire che ricerca ed innovazione sono due cose diverse. La ricerca è un prerequisito dell’innovazione, ma la ricerca da sola non porta ad un’innovazione, porta a dei risultati scientifici che devono essere interpretatati ed utilizzati nell’innovazione. Solo così è possibile realizzare invenzioni adatte al mercato”.

 

Anche per Paolo Scudieri non bastano i soli ricercatori e le università, ma bisogna essere una compagine ancora più ampia, coinvolgendo soprattutto le imprese che conoscono i benchmark dei mercati.

 

Portare nuove tecnologie vuol dire anche ripopolare luoghi con una missione, come nel caso di Borgo 4.0. “Le nuove tecnologie devono soddisfare l’esigenza dell’uomo e non essere aggrediti dalla tecnologia, è un nuovo umanesimo”. Nella tradizione, bisognerà saper applicare una grande evoluzione.

 

Su quanto il cambiamento della chimica sia importante nella riduzione dell’impatto ambientale, ne ha parlato Marco Frediani, Presidente UNPAC.

 

“La continua ricerca verso prodotti sempre più sostenibili non è un percorso facile. Insieme a Unic, Federchimica e SSIP vogliamo mettere a punto la determinazione dei metodi per il controllo delle sostanze utilizzate all’interno della filiera, poiché attualmente non esiste una normativa unificata.

 

Esempio di gestione ed organizzazione di filiera è senza dubbio il Distretto toscano, all’avanguardia per la tutela dell’ambiente e del territorio, rappresentato da Albino Caporale.

 

Il distretto conciario è sempre stato all’avanguardia per l’ambiente e del territorio. Ad esempio sulla depurazione delle acque. “La SSIP, così come Poteco, non si pone come mediatore ma come propositore di progettualità che partecipa alla stessa”.

 

A fare un punto nazionale e globale sulla situazione green della filiera ci pensa Edoardo Croci, Coordinatore del Green Economy Observatory dell’Università Bocconi.

 

“Il pacchetto dell’Economia circolare è un componente chiave per lo sviluppo dell’Europa. Il Green Deal, dà una serie di priorità: clima obiettivo 2030, circular economy, efficienza energetica, toxic free environment, capitale naturale, conservazione delle biodiversità, sustainable food, mobilità sostenibile. Temi slegati che costituiscono una visione integrata che aiuta a comprendere gli elementi di altissima competitività europea rispetto al blocco americano ed asiatico”.

 

Un mercato che al momento vive enormi difficoltà, come raccontato da Fulvia Bacchi, Direttore Generale UNIC: “Attraverso il paradigma dell’economia circolare e della bioeconomia possiamo cambiare l’immagine dell’industria conciaria che nonostante i nostri sforzi è sempre stato considerato, in maniera errata, un settore inquinante. Il nostro è un settore di eccellenza e strategico per il Made in Italy che vive un momento difficile in questa fase post Covid-19: – 40% di produzione, – 40% export e riduzione del 25/30% del personale. È un’eccellenza che va protetta”.

 

Infine un punto di vista idro-ambientale arriva da Vera Corbelli, Segretario Generale del Distretto idrografico dell’Appennino Meridionale, che ha voluto focalizzare il proprio intervento sul bacino del Sarno, uno dei più compromessi a livello d’inquinamento ma con altissime potenzialità. “Quello che stiamo facendo con le imprese conciarie credo sia un esempio per l’Italia, sia per il rispetto dei piani per la tutela della risorsa idrica. Un’azione del genere si configura in quello che è il programma della CE in quanto ad utilizzo delle risorse e sostenibilità. Proprio su questi termini, sarà fondamentale la collocazione del Master Plan del bacino del Sarno stipulato con SSIP”.

 

Puoi trovare il video completo del workshop cliccando qui.

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La mostra “La Casa del Guanto” sarà visitabile presso il Museo della Moda di Napoli – Fondazione Mondragone dal 19 gennaio al 12 marzo 2024.

 

Per info e prenotazioni: https://museodellamodanapoli.com/

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