Made Green In Italy e calcolo dell’impronta ambientale, ricerche e tecnologie per la  sostenibilità della pellePubblicato su CPMC 1/2021

 

A cura di

Paolo Masoni, Presidente Ecoinnovazione srl, Alessandra Zamagni Consigliere delegato Ecoinnovazione srl

Tiziana Gambicorti, Coordinatore Tecnico-scientifico Dipartimento tecnologie di processo SSIP

 

Il contesto normativo e di mercato rende impellente per ogni impresa individuare un percorso strategico che la porti a rendere a ridotto impatto ambientale i propri prodotti e servizi. In particolare, la Commissione Europea, con la pubblicazione del regolamento 852/2020 ha stabilito i criteri per determinare se un’attività economica possa considerarsi sostenibile dal punto di vista ambientale, identificando sei obiettivi ambientali: il cambiamento climatico (mitigazione e adattamento), la salvaguardia della biodiversità, l’uso efficiente delle risorse (economia circolare), la riduzione dell’inquinamento e l’uso sostenibile delle risorse idriche.

 

Il contesto normativo europeo, oltre a individuare chiaramente gli obiettivi ambientali, prescrive anche che essi debbano essere valutati con un approccio di ciclo di vita, ossia considerando compiutamente tutta la catena del valore sia a monte (estrazione e processamento delle risorse, logistica in ingresso, produzione dell’energia utilizzata, produzione degli imballaggi, ecc.) sia a valle (logistica in uscita, fase di uso, fine vita) dei cancelli dell’impresa.

 

Per promuovere la valorizzazione sul mercato dei prodotti italiani a ridotto impatto ambientale, il Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare ha sviluppato un marchio di qualità ambientale dei prodotti realizzati in Italia, denominato “Made Green in Italy” (MGI). Esso prevede la concessione di un logo istituzionale ai prodotti che dimostrano di avere un profilo ambientale uguale o migliore del prodotto “medio”, rendendo quindi facilmente riconoscibili al consumatore i prodotti di adeguata qualità ambientale.

Per la concessione del marchio si deve quantificare il profilo ambientale del prodotto con l’applicazione dell’Impronta Ambientale di Prodotto, il metodo raccomandato sin dal 2013 dalla Commissione Europea (Product Environmental Footprint – PEF). Si tratta di un metodo molto accurato e robusto ma non banale nella sua applicazione, richiedendo una competenza metodologica specialistica, strumenti software dedicati e accesso a banche dati. L’eco-innovazione diventa quindi un elemento to strategico per sbloccare il potenziale di sviluppo sostenibile delle imprese, in particolare delle medie e piccole, valorizzando il ruolo delle società ed organizzazioni di ricerca e servizi ad alto contenuto di conoscenza, che possono agire come intermediari, assumendosi il compito di gestire la complessità delle valutazioni ambientali nei confronti delle imprese. SSIP ed Ecoinnovazione hanno collaborato allo sviluppo di Faibenelapelle, un tool innovativo per il calcolo dell’impronta ambientale.

 

Infatti, considerando sia la pressione e le opportunità del contesto normativo e di mercato, sia le prevedibili difficoltà e i costi elevati che le aziende dovranno affrontare, la Stazione Sperimentale si è fatta carico di offrire al settore conciario uno strumento che riduce notevolmente il costo e l’impegno per le aziende, sviluppando, con il supporto tecnico scientifico di Ecoinnovazione srl, un sistema dedicato al calcolo dell’impronta ambientale di prodotti dell’industria conciaria pienamente rispondente ai requisiti della PEF. Questo nuovo servizio, che la SSIP offre alle imprese del settore, permette di ottenere diversi obiettivi, quali:

 

  • la valorizzazione ambientale del prodotto pelle in tutti i mercati;
  •  l’identificazione degli aspetti ambientali significativi del prodotto analizzato, strumento a supporto della (ri)progettazione dei prodotti/servizi;
  • confrontandosi con il prodotto medio, la valutazione delle opzioni di miglioramento, per una maggiore competitività sul mercato.

 

Per ottenere questo risultato è stato sviluppato un sistema di calcolo, integrato con banche dati, che comprende un “meta-modello” parametrico e un’interfaccia di personalizzazione. Il sistema ha un elevato grado di dettaglio, studiato per consentire di valutare i singoli contributi delle diverse fasi del processo di concia. Questo permette, da un lato, una maggiore capacità di intervenire in modo mirato sul miglioramento dei processi, e dall’altro di indentificare anche l’influenza di fasi del processo di concia che vengono esternalizzate. Il modello di calcolo, che integra una rappresentazione dettagliata delle relazioni tecnologiche con modelli di stima degli impatti ambientali derivanti, è stato costruito a valle di un’indagine sul campo, finalizzata a cogliere le peculiarità del settore conciario, sia in relazione alle lavorazioni svolte e ai prodotti chimici impiegati, elemento chiave dal punto di vista ambientale, sia considerando le caratteristiche del sistema produttivo e della catena del valore.

Questo ha consentito di creare un modello complesso ma che, grazie ad una specifica interfaccia, con impegno e risorse contenuti può facilmente essere adattato alle esigenze delle diverse concerie; lo studio PEF che si ottiene, opportunamente validato da parte terza, può essere utilizzato per una robusta comunicazione ambientale. La disponibilità di uno studio PEF è il primo e fondamentale passo per l’ottenimento del marchio “Made Green in Italy”; per conseguirlo è però necessario che un gruppo rappresentativo di imprese abbia predisposto le cosiddette Regole di Categoria di Prodotto, RCP. Nel caso specifico della pelle questo documento potrebbe basarsi in massima parte sull’analogo documento già elaborato a livello europeo dall’industria conciaria.

L’utilizzo del marchio MGI si prospetta quindi come una grossa opportunità per le aziende conciarie nazionali, perché permetterà di associare all’intrinseco valore del Made in Italy del prodotto pelle anche l’attestazione di sostenibilità ambientale del processo produttivo, attraverso il confronto con i benchmark della sua categoria definiti attraverso le RCP.

 

 

 

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La mostra “La Casa del Guanto” sarà visitabile presso il Museo della Moda di Napoli – Fondazione Mondragone dal 19 gennaio al 12 marzo 2024.

 

Per info e prenotazioni: https://museodellamodanapoli.com/

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