Partenariati estesi e MICS: impatto forte, positivo e multidisciplinare sulle imprese

Intervista a Marco Taisch, professore ordinario Politecnico di Milano

Articolo pubblicato su CPMC 1/2023

 

Quali sono le principali caratteristiche distintive dello strumento Partenariati Estesi? 

 

La dimensione dell’intervento e la multidisciplinarietà dell’impatto. Il Partenariato esteso è uno strumento importante perché rispetto ad altri programmi mette a disposizione ben 115 milioni di euro di investimenti in tre anni, e potrà dunque avere un impatto rilevante e concentrato, senza sparpagliare fondi a pioggia su troppi progetti dall’importo e dagli effetti limitati. Questa dimensione importante consente di raggiungere risultati di tipo multidisciplinare, che mettono insieme più competenze e che oggi caratterizzano la ricerca. Il Partenariato esteso Made in Italy ha il vantaggio di far dialogare tra loro più settori, facendo emergere le best practice di ciascuno di essi, esportandole negli altri e creando importanti sinergie di ricerca e innovazione. I modelli di business di moda e arredamento, ad esempio, possono essere provati, testati e successivamente trasferiti nella manifattura, così come la capacità della meccanica di progettare prodotti complessi può essere utilizzata in maniera proficua per disegnare nuove forme di arredamento e nuovi capi d’abbigliamento.

 

I progetti dei Partenariati Estesi sono realizzati da reti allargate di soggetti pubblici e privati: come si gestisce questa complessità? 

Per la costituzione del partenariato abbiamo individuato e scelto soggetti già abituati a lavorare in partnership di ricerca internazionali o comunque già in possesso dell’expertise opportuna per lavorare in rete in situazioni complesse e articolate. Nella Fondazione Made in Italy circolare e sostenibile abbiamo inserito non solo esperti scientifici ma anche persone con competenze organizzative e gestionali in grado di organizzare il lavoro scientifico demandato ai 25 partner che svolgono le attività di ricerca. In questo modo non sono le università a dover svolgere quell’attività organizzativa per la quale non sono specializzate, non hanno strutture e strumenti amministrativi adeguati e che in fondo non hanno neanche il dovere di gestire. Abbiamo quindi previsto professionalità ben precise come un manager di un contesto particolare come la ricerca, un responsabile amministrativo e un project manager: organizzandosi in modo adeguato anche una grande sfida come questa diventa governabile.

 

Quali sono gli obiettivi specifici del Partenariato Esteso MICS – Made in Italy circolare e sostenibile? E quali le ricadute attese per le filiere del Made in Italy?

L’obiettivo principale è aiutare il sistema del made in Italy in generale, e quindi non solo i settori tradizionali di moda e turismo ma anche quelli legati all’industria come arredamento, automazione e tutta la meccanica italiana, a restare competitivo a livello internazionale. L’Italia è il secondo paese manifatturiero d’Europa e il quinto del mondo. Quando pensiamo al made in Italy dobbiamo ricordare che esso non è solo design ed estetica ma anche industria, e che l’unicità dei nostri prodotti deriva anche dal modo in cui li innoviamo di continuo per farli apprezzare. Fare ricerca sui materiali non è un’attività fine a se stessa. Per questo abbiamo messo intorno allo stesso tavolo, ad esempio, professionalità come i chimici che sono lontanissime dal mondo dei consumatori, e designer e altre tipologie ad essi più vicine. Tutto questo diventa un virtuoso elemento di innovazione.

 

Come veicolare nel giusto modo l’importanza della ricerca di base alle imprese, che in genere vogliono ricadute tangibili e immediate? Come rendere minimo il tempo di passaggio tra ricerca di base e applicata ed esigenze delle imprese, avvicinando questi due mondi? 

 

La ricerca resta sempre una sfida dall’esito in qualche modo incerto. Soprattutto in questo momento nel quale le dinamiche temporali della competizione mondiale sono sempre più veloci, l’impresa deve necessariamente accorciare sempre di più il tempo di payback, l’orizzonte temporale di ritorno dell’investimento. Tuttavia il fatto di poter contare su finanziamenti per la ricerca consentirà alle imprese di poter lavorare con maggiore tranquillità su orizzonti temporali medio lunghi rispetto a quelli di brevissimo periodo avendo a disposizione una somma aggiuntiva rispetto al loro budget ordinario base di ricerca. Questo approccio diventa utile anche per ricercatori universitari che fanno ricerca applicata e non di base. Spiego perché. Dobbiamo assumere 300 giovani ricercatori: l’idea è lavorare a stretto contatto con il gruppo di ricerca per tre anni su determinati temi in modo da renderli poi disponibili sul mercato del lavoro per occuparli in azienda grazie al bagaglio di esperienza e al know how costruito in questo periodo. Il miglior modo di fare trasferimento tecnologico, a mio parere, è sempre quello di trasferire direttamente le persone, il loro know how e l’expertise maturato.

 

Il Partenariato MICS riguarda la valorizzazione delle filiere produttive nazionali; come si inserisce questo tema nel quadro dei più ampi obiettivi comunitari e internazionali?

Se guardo i programmi di Bruxelles, vedo contenuti non molto diversi da quelli recepiti in Italia nel nostro PNRR. Grazie alle sue competenze, l’Italia è molto presente a Bruxelles nelle commissioni di lavoro e quindi riesce a incidere molto nella formazione dei contenuti. Tutti noi cittadini italiani, francesi, tedeschi, spagnoli ed europei in generale dobbiamo fare un salto culturale e comprendere che i nostri sistemi industriali sono alla fine molto simili e che c’è quindi una condivisione dei problemi.

 

 

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La mostra “La Casa del Guanto” sarà visitabile presso il Museo della Moda di Napoli – Fondazione Mondragone dal 19 gennaio al 12 marzo 2024.

 

Per info e prenotazioni: https://museodellamodanapoli.com/

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