Filiera conciaria, la capacità di fondere tradizione e innovazione
Intervista a Fabrizio Nuti, presidente UNIC
Contributo apparso su CPMC II/2023
Partiamo da un breve punto della situazione sull’industria conciaria italiana: che momento sta attraversando il settore?
Il contesto macroeconomico mondiale si caratterizza per la coesistenza di indicatori diversi. Le criticità legate alla crisi pandemica sembrano superate, ma restano quelle relative alle dinamiche geopolitiche, come i rincari di materie prime ed energia. In questa cornice di grande complessità, non mancano comunque segnali incoraggianti. Dai dati del 2022 emerge una crescita in valore per la concia italiana, che trova conferma anche dalle stime previste per il secondo semestre 2023. Le performance positive riguardano soprattutto alcuni segmenti di mercato particolarmente brillanti, come l’alto di gamma. E le risposte dei mercati variano in relazione alle aree geografiche: l’area orientale è ancora rallentata, mentre alcuni Paesi dell’Europa come Francia, Spagna e Portogallo segnano una crescita significativa. Il problema proviene maggiormente dalla Cina, per la prima volta alle prese con problemi di crescita, e anche dagli Stati Uniti, che ancora non hanno ripreso il loro ritmo naturale. Al di là delle oscillazioni del mercato, resta la certezza dell’alto valore della concia italiana, che è in salute e si conferma leader del comparto riconosciuta a livello internazionale. Mantenere questa leadership è una delle sue maggiori sfide.
In che modo è possibile conciliare l’innovazione tecnologica con la lunga tradizione di eccellenza che da sempre
contraddistingue il settore conciario italiano?
La concia è tra i maggiori esempi di industria capace di fondere tradizione ed innovazione tecnologica. Il merito del settore conciario italiano è proprio quello di essere riuscito a preservare la sua tradizione artigianale, valorizzandola anche grazie a nuovi e più evoluti processi di lavorazione. Una innovazione tecnologica che non è in contraddizione ma anzi, al contrario, è perfettamente in linea con la lavorazione tradizionale. La capacità dei conciatori italiani sta in questo assecondare lo
sviluppo tecnologico senza penalizzare i più antichi processi nelle lavorazioni.
Quanto la pelle e il cuoio sono oggi protagonisti nei progetti di ricerca di particolare valore strategico avviati per
favorire lo sviluppo sostenibile e circolare del Made in Italy?
La pelle e il cuoio sono tra i materiali su cui la ricerca è più impegnata al fine di offrire soluzioni innovative in grado di soddisfare le esigenze di un mercato in costante evoluzione ed attento al rispetto di tutti i parametri di lavorazione, soprattutto per la protezione dell’ambiente. Lo vediamo ad esempio in ogni edizione di Lineapelle, dove i conciatori riescono a portare ogni volta proposte in grado di innovare, e talvolta di stupire, in termini di contenuto moda e di qualità del prodotto, nello stesso tempo esaltando la dimensione della sostenibilità. Quest’ultima è oggi elemento caratterizzante di un’industria, quella conciaria, riconosciuta come uno dei maggiori esempi di economia circolare e sviluppo sostenibile. Tutto ciò grazie ai progetti di ricerca che vengono condotti all’interno del comparto, sia dalle singole aziende che in modo condiviso, in uno sforzo che coinvolge
i principali attori della relativa filiera. Questo impegno ha reso la concia italiana uno dei modelli più concreti di economia circolare, contribuendo di conseguenza al valore dell’intero sistema del Made in Italy legato alla moda, che nella concia trova un anello fondamentale.
Quanto la sostenibilità è entrata in modo stabile nella cultura d’impresa delle nuove generazioni di concerie e quali azioni mettere in campo affinché l’industria conciaria italiana possa essere sempre più sostenibile e circolare?
La sostenibilità è un valore irrinunciabile per la moderna cultura d’impresa, non solo per le nuove generazioni di conciatori. Se comunque vogliamo essere obiettivi, i nostri conciatori parlavano già di sostenibilità quando ancora questa parola quasi non esisteva, tanto che infatti abbiamo cominciato ad investire nell’ambiente già negli anni ‘70! Quindi le nuove generazioni dovranno continuare per la strada già tracciata anni or sono. Si tratta del resto di una scelta che anche in termini economici si rivela vincente e che ripaga nel medio-lungo termine, venendo premiata anche dalle scelte di un mercato dove si è sempre più sensibili alle abitudini di consumo. Le concerie sono impegnate in questa direzione riuscendo ad imporsi come un modello sostanziale di sostenibilità in tutto il mondo.
Quanto è importante l’interconnessione delle imprese conciarie con la SSIP e in che modo la Stazione sperimentale per l’Industria delle Pelli e delle materie concianti può essere di supporto alla vostra attività?
Si tratta di un’interazione preziosa, così come sono strategici, per il comparto conciario, il supporto scientifico, la ricerca e i programmi utili a monitorarne e razionalizzarne le performance dei processi di lavorazione. La SSIP è un partner autorevole, con cui le imprese conciarie dovranno continuare a confrontarsi in un percorso fondamentale per la crescita del settore. Dalle esigenze di volta in volta espresse dagli imprenditori conciari e dalla capacità della Stazione sperimentale per l’Industria delle Pelli e delle materie concianti di assecondarle, grazie ad una solida competenza in termini di ricerca e sperimentazione, passa quel processo di costante evoluzione del comparto che ne garantisce crescita e sviluppo, specialmente in campo ambientale e formativo.
Qual è il punto di vista dell’industria conciaria italiana sugli strumenti oggi a disposizione per promuovere l’innovazione tecnologica, dalla digitalizzazione alla personalizzazione del prodotto?
Il comparto conciario negli ultimi anni ha registrato un progressivo passaggio ad una dimensione industriale in cui l’innovazione
tecnologica è sempre più presente. La tendenza complessiva delle aziende è quella di assecondare questo passaggio,
consapevoli che esso è fondamentale per affrontare e vincere le nuove sfide globali e le mutazioni del mercato che sempre più si rivolge ad una clientela di grandi dimensioni e strutturata e che a sua volta conta su partner che abbiano capacità organizzative e agilità sufficienti di pari livello.
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