La durabilità è uno dei pregi universalmente riconosciuti alla pelle e più in generale agli articoli prodotti in pelle. Nella sua definizione più ampia la durabilità o durevolezza è la capacità di un prodotto fisico di rimanere funzionante senza eccessive operazioni di manutenzione o riparazioni, nelle condizioni normali del suo ciclo di vita.
E’ chiaro da quanto sopra, che tale proprietà è correlata alle caratteristiche del prodotto finito nel suo complesso, ivi compreso design e modalità costruttive al fine di garantire facilità di manutenzione e riparazione; in tal senso sono da ritenersi maggiormente competitive le caratteristiche peculiari del materiale pelle che oltre ad essere resistente a tutta una serie di agenti ambientali, ben si presta alle operazioni di manutenzione, anche preventive. A ciò si aggiunga, che diverse tipologie di pelle, pur variando nel tempo le proprie caratteristiche merceologiche, mantengono inalterate e talvolta migliorano le proprietà organolettiche, ovvero quelle a maggior impatto emotivo sui consumatori.
In ogni caso la durabilità dei prodotti sta diventando sempre di più elemento di interesse per consumatori e stakeholders dei beni di consumo in pelle, nella sempre maggiore consapevolezza che il tempo di vita dei beni è un fattore significativo per lo sviluppo sostenibile. Se da un lato un’indagine condotta nel 2021 dalla Footwear Distributors & Retailers of America (FDRA) ha evidenziato che i consumatori che acquistano scarpe negli Stati Uniti hanno classificato la durabilità come la più importante caratteristica da associare alla parola “sostenibilità”, dall’ altro Greenpeace sta già da tempo invitando le aziende di moda ad indirizzarsi “a produrre abiti che abbiano una durata emotiva e fisica più lunga”. Nel contempo, la Comunità Economica Europea nel declinare la Direttiva 2019/771/UE relativa a taluni aspetti dei contratti di vendita dei beni afferma che “assicurare una maggiore durabilità dei beni di consumo è importante per raggiungere modelli di consumo più sostenibili”, lasciando prevedere la futura necessità di fornire informazioni relative alla durabilità di vari prodotti, individuando criteri ad hoc per ogni tipologia di beni posti sul mercato.
Per quanto riguarda la definizione di quelle che possono essere le caratteristiche di un materiale quale la pelle in termini di durabilità, un valido approccio può essere quello di valutare la tendenza a conservare nel tempo le proprie performance fisico-meccaniche.
A tal fine si ritiene utile utilizzare la norma UNI EN ISO 17228, ad oggi in vigore nella versione del 2015, che specifica varie procedure di invecchiamento per ottenere un’indicazione dei cambiamenti che potrebbe verificarsi quando la pelle viene esposta a un determinato ambiente per un tempo prolungato. Tale norma, nel regolamentare la determinazione del cambiamento del colore, fornisce da un lato interessanti indicazioni per la valutazione strumentale dell’ingiallimento, ma specifica anche che le procedure proposte possono essere utilizzate anche per preparare il campione di pelle per altre prove fisiche o di solidità dopo invecchiamento accelerato. E’ da notare infatti che i test di invecchiamento accelerato sono solo indicativi e non sono necessariamente rappresentativi, da soli, dell’uso a lungo termine a temperatura ambiente.
Le procedure proposte dalla norma prevedono l’esposizione di un campione di pelle ad almeno una delle tre seguenti condizioni:
- calore (condizioni riportate nella Sezione 6);
- calore e umidità (condizioni riportate nella Sezione 7);
- cicli di temperatura e umidità diverse (condizioni riportate nella Sezione 8).
Le condizioni di prova da utilizzare dipendono dal tipo di pelle e dalla sua destinazione d’uso, anche se viene data particolare rilevanza al settore automotive, con numerose procedure suggerite; in ragione della specifica condizione d’uso queste non saranno richiamate nella successiva descrizione.
Le prove di invecchiamento al calore, di seguito riportate, posso essere facilmente eseguite, tramite la disponibilità di una semplice stufa da laboratorio. Da segnalare l’indicazione di una procedura per la valutazione dell’ingiallimento da singoli prodotti (6B).
Metodo | Uso Raccomandato |
6A | Condizione di invecchiamento di uso generale |
6B | Specifico per valutare l’ingiallimento di singoli prodotti in pelle non tinta |
6C | Invecchiamento prolungato di uso generale |
6F | Invecchiamento prolungato a temperatura moderata |
6G | Invecchiamento prolungato a temperatura elevata |
Le procedure di invecchiamento riportate nella Sezione 7 sono simili a quelle che prevedono l’applicazione del calore, ma l’umidità presente agisce come un blando agente idrolizzante, simulando così l’invecchiamento in condizioni ambientali con un certo grado di umidità. Ad alta umidità, alcune sostanze possono migrare in superficie, e pertanto è stato previsto specifico test di migrazione. Poiché è possibile utilizzare diversi livelli di umidità e variare il tempo e la temperatura, queste procedure si prestano per essere utilizzate per una varietà di scopi, inclusa la preparazione di campioni per altri test. Oltre al già citato test di migrazione, si segnala la procedura 7G raccomandata per simulare gli effetti del trasporto in container chiusi.
Metodo | Uso Raccomandato |
7A | Condizioni di invecchiamento di uso generale |
7B | Invecchiamento prolungato di uso generale |
7C | Test di migrazione per pelle finita |
7F | Condizioni di invecchiamento di uso generale |
7G | Simula il trasporto in container chiusi |
Nelle procedure di invecchiamento riportate nella Sezione 8, la temperatura e l’umidità vengono variate ciclicamente per simulare i cambiamenti che potrebbero verificarsi durante una giornata tipo. Queste procedure sono utilizzate e raccomandate unicamente per la pelle per autoveicoli.
In ogni caso, qualsiasi sia la procedura di invecchiamento, la norma prevede di ricondizionare il pellame secondo ISO 2419 per 24 h, prima di effettuare le successive valutazioni o test. Nel caso di utilizzo di tale norma per la definizione di conformità, è chiara la necessità di specificare il anche il metodo di invecchiamento effettivamente utilizzato.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
Dott. Gianluigi Calvanese
Responsabile Area Laboratori e Servizi alle Imprese
g.calvanese@ssip.it