LCA: strumento per la transizione circolare dell’industria della pelle

 

Le emissioni di gas serra sono tra le cause principali del riscaldamento globale e del cambiamento climatico; quindi, influenzano drasticamente il futuro della società e del pianeta.

La scienza ha evidenziato la necessità di ridurre del 45% le emissioni di gas serra rispetto al 2010 per mantenere il riscaldamento globale sotto 1.5 gradi, entro il 2030. Le condizioni attuali prevedono invece un aumento del 16% (Alok Sharma, presidente della Cop26)[1]. In Italia, secondo ISPRA, nel 2019, le emissioni di gas serra italiane sono diminuite del 19% rispetto al 1990, grazie alla produzione di energia da fonti rinnovabili, riduzione dell’uso del carbone, e l’incremento dell’efficienza energetica nei settori industriali[2]. In Europa, secondo l’Agenzia Ambientale Europea (EEA), nello stesso anno, le emissioni totali di gas a effetto serra nell’UE sono state il 28.3% in meno rispetto al 1990, ma 3.9% rispetto al 2018. Le emissioni di inquinanti atmosferici e gas serra costano alla società europea tra 277 e 433 miliardi di euro, il dato è fornito dall’ Agenzia europea dell’ambiente (2017) e rappresenta circa il 2-3% del Pil europeo. Un pianeta pulito per tutti rappresenta una visione strategica europea a lungo termine con l’obbiettivo di una rivoluzione per un’economia più prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra[3].

L’economia circolare viene indicata una scelta strategica per abbattere le emissioni. Azioni circolari nei settori non energetici hanno il potenziale di abbattere i gas serra di circa il 10-18% entro il 2050 (Deloitte, 2016, Circular economy potential for climate change mitigation). Accentuare la circolarità dell’economia italiana comporta un risparmio potenziale pari a 14.6 % di tonnellate equivalenti di petrolio e a 14.8% di tonnellate di CO2 (Fondazione Symbola (GreenItaly 2020))[4].

L’industria della pelle, che, come materia, prima utilizza proprio uno scarto dell’industria alimentare, è in prima linea nell’affrontare queste nuove sfide per incentivare modelli di produzione e consumo più circolari e più green per una maggiore sostenibilità economica, ambientale e sociale.

Ma, la misurazione della circolarità delle attività economiche deve valutare le prestazioni attraverso bilanci standardizzati e verificabili, con l’obbiettivo di definire nuove priorità e migliorie per una economia sempre più circolare. Diventa dunque necessario definire precisi riferimenti di misurabilità dell’economia circolare dei prodotti, processi e organizzazioni.

La valutazione del ciclo di vita (Life Cycle Assesment, LCA) è uno strumento strettamente correlato all’economia circolare, che aiuta a valutare i flussi input e output di materiali e di energia durante l’intero ciclo di vita di un prodotto, un servizio o sistema inteso come tecnologie o organizzazioni e misurarne i relativi impatti ambientali[5].

Gli studi LCA vanno affrontati con un approccio sistemico ed olistico, considerando tutti i processi coinvolti, perche le sue primarie finalità sono:

  • contribuire a ripensare e riprogettare prodotti e processi
  • aiutare nel processo decisionale per scegliere tra diversi trattamenti dei rifiuti
  • per confrontare materiali, prodotti e/o processi dal punto di vista ambientale.

 

Inoltre, l’LCA è un utile strumento per registrare e comunicare le informazioni sulla tracciabilità, come sinonimo di trasparenza nei confronti di fornitori, clienti e consumatori finali. Pertanto, sarà sempre più importante la ricerca e l’innovazione ambientale con un approccio di tipo LCA per una sostenibilità a lungo termine delle industrie della pelle.

 

Gli standard ISO 14040 e ISO 14044 contengono le regole per la redazione di un documento LCA composto fondamentalmente da 4 fasi principali:

  1. La definizione degli obiettivi e dell’ambito, dove viene indicato lo scopo dello studio LCA (confronto tra oggetti, o definizione degli hotspot ambientali nel ciclo di vita di un prodotto o servizio per miglioramento), l’unità di funzionale per lo studio, cioè il riferimento a cui si correlano tutti gli impatti ambientali (es. “un paio di scarpe da uomo di taglia EUR x”).
  2. L’analisi dell’inventario o confini del sistema (totalità dei processi “dalla culla alla tomba”, o solo i passaggi da materie prime alla produzione del prodotto “dalla culla al cancello”); ad esempio in Figura 1 è rappresentato un confine del sistema del tipo “dalla culla al cancello” considerando anche i processi di allevamento e macellazione, oltre ai processi principali (conceria), i trasporti necessari da un processo all’altro, e tutti i relativi impatti produzione di prodotti chimici, energia e acqua utilizzati nel nostro sistema e gli impatti dovuti ai rifiuti e al trattamento delle acque reflue.

La fase di analisi dell’inventario consiste nella raccolta dei dati di input e output da tutti i processi inclusi nei confini del sistema. I dati rielaborati con bilanci di massa e i processi produttivi vengono schematizzati attraverso modelli utilizzando specifici software LCA (ad es. GaBi, Simapro, ecc.).

 

  1. La valutazione dell’impatto comprende diverse categorie: riscaldamento globale, eutrofizzazione, riduzione dell’ozono, smog, tossicità umana, ecc. La scelta delle categorie è in funzione del prodotto e per la pelle secondo le regole di categoria dell’impronta ambientale del prodotto (PEF) sono: cambiamento climatico (o riscaldamento globale), riduzione dell’ozono, tossicità umana-cancro, tossicità umana-non cancro, particolato, radiazioni ionizzanti- salute umana, formazione fotochimica dell’ozono-salute umana, acidificazione, eutrofizzazione terrestre, eutrofizzazione acqua dolce, eutrofizzazione marina, eco tossicità acqua dolce, uso del suolo e dell’acqua e esaurimento delle risorse abiotiche (minerali e combustibili fossili)[6].

In generale, uno studio può limitarsi alle emissioni di gas serra del ciclo di vita, riferito quindi alla categoria di impatto del riscaldamento globale, conosciuto come impronta di carbonio (CF) con una propria metodologia standard. Si parla di impronta idrica (WF) quando invece si considera solamente l’impoverimento idrico del ciclo di vita,

 

  1. L’interpretazione dei risultati prevede infine la discussione dei risultati ottenuti per ogni impatto rispondendo dunque a domande come: qual è la fase più impattante nel ciclo di vita del mio prodotto? Quali procedure posso attuare per ridurre il mio impatto sul riscaldamento globale? L’utilizzo di una determinata sostanza chimica è significativo in qualsiasi categoria di impatto? Il consumo di energia è significativo in ogni fase di processo? ecc.

 

Ad oggi sono numerose le pubblicazioni peer-reviewed relativi a studi LCA della pelle, la maggior parte delle quali risalenti all’ultimo decennio, il che significa che l’argomento sta diventando sempre più importante.

La documentazione può sostanzialmente essere divisa in due filoni:

  1. Documenti LCA con presentazione di dati di input/output dei processi e misure dei loro impatti ambientali. Questi documenti LCA sono utili per identificare gli hotspot ambientali nel ciclo di vita della pelle, servono come diagnosi per un ulteriore miglioramento nelle fasi produttive[7,8].

 

  1. Documenti sul ciclo di vita che discutono cause e effetti degli studi sul ciclo di vita per il futuro dell’industria della pelle. Questi documenti sono importanti nelle strategie a lungo termine per le industrie della pelle e per prevedere le preferenze dei clienti in base ai nuovi modelli di consumo[9].

 

Gli articoli pubblicati affrontano le principali tendenze ambientali e identificano tra le maggiori lacune del processo del ciclo di vita della pelle lo scarso recupero di risorse, raccolta e riciclabilità degli articoli in pelle a fine vita.

 

Attraverso le analisi LCA L’industria della pelle può implementare il concetto di ciclo di vita come strategia per diventare più sostenibile e circolare, adattando la produzione di pelle alle esigenze del mercato e alle nuove tendenze ei consumatori sempre più attenta ai problemi ambientali e sociali.

 

La società sta cambiando e i modelli di produzione e consumo sono destinati ad evolversi. L’industria della pelle, antica e di storica importanza, ha bisogno di adattarsi al cambiamento e rinnovarsi per essere competitiva e soprattutto sostenibile. Gli studi LCA sono fondamentali per l’industria della pelle inquanto possono aiutare a comprendere e affrontare le problematiche legate all’inquinamento e l’uso di risorse, guidando l’innovazione verso un approccio più sostenibile a livello di ambiente, economia e società.

 

Bibliografia

 

[1]      ukcop26.org, GLI OBIETTIVI DELLA COP26 – UN Climate Change Conference (COP26) at the SEC – Glasgow 2021, (n.d.). https://ukcop26.org/it/gli-obiettivi-della-cop26/ (accessed February 14, 2023).

[2]      ISPRA, Andamento delle emissioni (ISPRA AMBIENTE), (n.d.). https://doi.org/https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/cambiamenti-climatici/landamento-delle-emissioni.

[3]      EEA, Andamento emissioni Europa, (n.d.). https://doi.org/https://www.eea.europa.eu/it.

[4]      EconomiaCircolare, Dati Economia Circolare, (n.d.). https://doi.org/https://economiacircolare.com/.

[5]      ISO, Standards ISO, (n.d.). https://doi.org/https://www.iso.org/standard/38498.html.

[6]      D. Navarro, J. Wu, W. Lin, P. Fullana-i-Palmer, R. Puig, Life cycle assessment and leather production, Journal of Leather Science and Engineering. 2 (2020). https://doi.org/10.1186/s42825-020-00035-y.

[7]      L. Milfi I Canals, X. Dom~nech, J. Rieradevalp, R. Puig, P. Fullana, LCA Case Studies Catalan Eco-label of Leather Use of Life Cycle Assessment in the Procedure for the Establishment of Environmental Criteria in the Catalan Eco-label of Leather, (n.d.). https://doi.org/10.1065/Ica2001.07.059.

[8]      B. Rivela, M.T. Moreira, C. Bornhardt, R. Méndez, G. Feijoo, Life Cycle Assessment as a Tool for the Environmental Improvement of the Tannery Industry in Developing Countries, Environ Sci Technol. 38 (2004) 1901–1909. https://doi.org/10.1021/es034316t.

[9]      B. Cimatti, G. Campana, L. Carluccio, Eco Design and Sustainable Manufacturing in Fashion: A Case Study in the Luxury Personal Accessories Industry, Procedia Manuf. 8 (2017) 393–400. https://doi.org/10.1016/j.promfg.2017.02.050.

 

A cura di 

Ing. PhD. Bianca Maria Bresolin, Tecnologo di Ricerca

 

Pubblicato il: 17 Feb 2023 alle 15:05

 

La mostra “La Casa del Guanto” sarà visitabile presso il Museo della Moda di Napoli – Fondazione Mondragone dal 19 gennaio al 12 marzo 2024.

 

Per info e prenotazioni: https://museodellamodanapoli.com/

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