Stazione sperimentale pelli, ricerca di qualità a favore delle imprese
Intervista a Graziano Balducci, Presidente SSIP
Articolo pubblicato su CPMC 1/2023
Cuoio e Made in Italy: dicotomia consolidata, connessione stabile e duratura ma anche difficile. Come può il settore difendere il suo primato considerata la mutevolezza delle tendenze e dei gusti dei consumatori?
Partiamo da una certezza: l’industria conciaria italiana è la migliore del mondo, e da sola vale il 70 per cento del mercato europeo. E’ importantissimo mantenere questa leadership. Le strade prioritarie per mantenere competitività sono innovazione, sostenibilità e formazione. L’innovazione è fondamentale perché vuol dire nuove tecnologie, alta digitalizzazione degli impianti, disponibilità di tanti dati. Anche la formazione è importante, altrimenti avremo nuove tecnologie con il rischio di non essere capaci di applicarle. Non bisogna mai fermarsi, perché abbiamo clienti esigenti in un mercato che è il mondo intero e tutta la filiera deve dunque essere costantemente impegnata a soddisfare le loro richieste. In questo scenario, abbiamo un vantaggio da poter sfruttare: non abbiamo materia prima, considerato che ne importiamo il 95%, e da tutti i paesi del mondo come l’India, l’Argentina, il Brasile, gli Stati Uniti e la stessa Europa. Questo significa che loro devono necessariamente realizzare il prodotto relativo alla propria materia prima grezza, mentre noi possiamo invece spaziare in maniera più ampia utilizzando le nostre tecnologie.
L’industria conciaria ha lavorato molto, in tempi recenti, per assicurare un livello adeguato di sostenibilità di prodotti e processi. Possiamo dire che oggi la sostenibilità è finalmente entrata in modo stabile a far parte del DNA delle nuove generazioni di concerie?
C’è voluto molto tempo per metabolizzare la sostenibilità: gli incentivi sono stati sicuramente molto utili, ma ora finalmente non si tratta più solo di un obbligo da assolvere e basta, possiamo dire che è diventata una questione di cultura, un’opportunità da cogliere e che crescerà sempre di più. Sono i nostri stessi clienti a chiederci comportamenti e prodotti in tal senso e una sua applicazione a 360 gradi, che vuol dire sostenibilità sociale, economica e ambientale. E fare innovazione nel settore significa assicurare sempre di più anche la sostenibilità
Quali azioni bisogna mettere in campo affinché l’industria conciaria italiana possa essere sempre più circolare?
L’industria conciaria può e deve essere sempre più circolare, ma va detto che essa circolare lo è già per natura, con tanti sottoprodotti già abitualmente riciclati come ritagli di pelo, rasatura, tessuto adiposo e così via. In tema di
riciclo, il discorso deve riguardare soprattutto l’acqua, insostituibile nel nostro processo e che va riutilizzata il più possibile. Bisogna dunque cercare nuove tecnologie di riciclo dell’acqua nei vari processi, facilitare la depurazione rendendola il più possibile alla portata di tutti ed essere sempre più performanti.
Lo sviluppo di un settore necessita sempre di un ampio ricorso a tecnologie innovative, ed il cuoio è un settore notoriamente tradizionale: in che modo potrà comunque affrontare e superare le nuove sfide della competitività? E quale ruolo potrà giocare, in questo scenario, la ricerca anche in considerazione degli strumenti offerti dal PNRR?
L’innovazione è prioritaria. Ed è possibile conciliarla con la tradizione. I conciatori italiani hanno l’innovazione nel proprio DNA, e questo ci spinge al confronto e al miglioramento continuo del processo chimico, fisico e biologico. Anche la digitalizzazione è un’innovazione. I dati che essa può fornirci sono una fonte preziosa di informazioni, e ci aiutano a migliorare. Si guarda al passato facendo attenzione a un dato quantitativo per poi migliorare le strategie relative al futuro e mantenere una supremazia anche di tipo qualitativo. Se bene applicata, la ricerca si rivela il modo concreto per rendere spendibile qualcosa che parte dall’università e si attua nelle imprese. E’ complicato per un’impresa avere un dipartimento interno che si occupa di ricerca: ecco perché la Stazione Sperimentale che fa ricerca di qualità grazie anche a tante partnership e alle opportunità offerte dai bandi, ha un ruolo fondamentale e va ringraziata. L’università può trovare soluzioni innovative, a differenza della piccola impresa che evidentemente non può fare ricerca in prima persona ma deve limitarsi a reperire risorse partecipando a bandi. Non a caso, la ricerca è stata sin dal primo giorno la priorità della mia presidenza, in modo da conferire valore aggiunto all’attività della SSIP. La filiera italiana è riconosciuta a livello internazionale per tradizione, manualità, capacità e innovazione, grazie alle quali chi entra nel nostro mondo ne resta affascinato e non vuole uscirne più.
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