Riflessioni sulla rifinizione delle pelli
La rifinizione delle pelli è una delle fasi più importanti della pratica conciaria, rappresentando quella fase in cui sono impartite alcune delle più importanti caratteristiche merceologiche finali all’articolo che si intende porre sul mercato. Descrivere tale fase è tuttavia molto difficile in quanto sono in essa racchiusa una serie di operazioni sia di natura chimica che di natura meccanica, combinabili nella maniera più disparata, al fine di ottenere le caratteristiche finali desiderate.
Tra le operazioni meccaniche tipiche di questa fase, possono essere citate ad esempio la palissonatura, la bottalatura a secco, la cosiddetta inchiodatura, che hanno come risultato anche l’ottimizzazione delle proprietà meccaniche della pelle, o altre destinate ad avere un’azione di superficie quali smerigliatura, feltratura, lucidatura. Le tecnologie di applicazione del vero e proprio film di rifinizione possono essere esemplificate con le modalità applicative dei vari costituenti del film ovvero nell’utilizzo di pistole montate su bracci rotanti (rifinizione a spruzzo) o di rulli (roller coater), senza dimenticare la possibilità di effettuare tale applicazione a mano (impregnazione). Vi sono inoltre possibilità di applicazione ibride, quali il milling, dove si utilizza la bottalatura anche per favorire l’aggiunta di piccole quantità di prodotto chimico alla pelle, o l’applicazione di film di rifinizione per transfer, ovvero basati sull’utilizzo dell’azione meccanica e del calore.
Quanto sopra non vuole e non può essere esaustivo delle tecnologie che sono disponibili per la fase di rifinizione, anche in considerazione del fatto che vi è un continuo aggiornamento dell’offerta tecnologica, derivante principalmente dalla notevole tendenza all’innovazione dei costruttori di macchine per conceria italiani.
A tale importante variabilità di tecnologie, tutte con specifiche caratteristiche e scopi applicativi, si aggiunge il fatto che, in ragione dell’articolo che si vuole ottenere, o anche in ragione del controllo dello stato di avanzamento delle fasi precedentemente applicate, nell’applicazione della rifinizione possono essere integrate e intercalate fasi di applicazione del prodotto con operazioni meccaniche, e pertanto in funzione dell’articolo prodotto e del materiale di partenza normalmente ci sono differenti processi produttivi.
Inoltre, è da considerarsi la notevole disponibilità di prodotti chimici che possono essere utilizzati, finalizzati sia ad ottenere i più diversi effetti o proprietà finali alla superficie (opacizzanti, modificatori di tatto, cere, azzurranti ottici, impermeabilizzanti, etc) che ad assicurarne la tenuta. In linea generale la formazione di un film di rifinizione può essere ottenuta con l’applicazione preliminare di un fondo utilizzato per favorire l’adesione, l’applicazione (opzionale) di uno strato di colore, ed infine la definizione del cosiddetto top coat che ha sia funzione protettiva degli strati inferiori e nel quale si determinano il grado di brillantezza e la caratteristica tattile finale; in ogni caso l’utilizzo di reticolanti fornisce la solidità desiderata alla rifinizione.
La buona riuscita dell’applicazione della rifinizione dipende sicuramente da tutte le precedenti fasi di riviera, concia, riconcia, tintura ed ingrasso, ovvero dalle cosiddette operazioni ad umido, effettuate nella fase preparativa della pelle, ma le caratteristiche finali di elasticità o morbidezza, o quelle più tipicamente superficiali quali il colore e la relativa solidità, il tatto e l’intensità della struttura della grana, sono impartite tramite le operazioni di rifinizione, unitamente ad una serie di effetti che possono essere correlati ad una o più delle caratteristiche sopra elencate. D’altro canto, la compatibilità dei diversi componenti, la reattività e/o la colorazione tipica del pellame dopo la concia e l’ingrasso giocano tutti un ruolo importante nelle caratteristiche della pelle e nel tipo di finitura che avrà.
Al di là del rispetto delle norme eco-tossicologiche ed ambientali, che vanno sempre considerate in operazioni che utilizzano prodotti chimici, le tecniche di rifinizione sono finalizzate alla totale valorizzazione della materia prima disponibile in conceria, consentendo di creare articoli secondo le esigenze del mercato anche in presenza dei difetti che ineluttabilmente presenta un prodotto di origine naturale quale la pelle. La minimizzazione o la copertura dei difetti naturali della pelle, infatti, rappresenta uno degli obiettivi principali delle operazioni di rifinizione. Ciò si aggiunge a quanto già sopra citato, da cui si evidenzia l’importanza di tale fase per l’aspetto finale e la durabilità, in termini di resistenza e solidità, degli articoli finiti. In definitiva l’applicazione di uno strato di rifinizione è finalizzato a garantire all’articolo finito caratteristiche fisiche, colore e lucentezza omogenea, consentire la massima nobilitazione della pelle mantenendo resistenze e solidità (alle sollecitazioni meccaniche ed agli agenti esterni) permanenti nel tempo.
Dal punto di vista normativo-merceologico, tralasciando quanto applicabile in termini di caratteristiche fisiche meccaniche e aspetti eco-tossicologici, si sottolinea che nello standard UNI EN 15987:2015. Cuoio – Terminologia – Definizioni chiave per il commercio del cuoio, sono riportate alcune definizioni di natura merceologica collegate alle caratteristiche della rifinizione. Ad esempio per le “pelli anilina”, in cui si richiede che sia completamente visibile la grana del fiore originaria, è possibile utilizzare qualsiasi tipo di rifinizione non contenga pigmenti con spessore massimo pari a 0,01 mm (ovvero 10 micron). Per le pelli semianilina è possibile l’uso di una piccola quantità di pigmento sempre che sia completamente visibile la grana del fiore originaria. Tuttavia, la percentuale di pellame grezzo che, per caratteristiche del fiore e l’assenza di difetti, può essere indirizzata alla produzione di pelli anilina o semianilina è ridotta rispetto a quanto disponibile per le operazioni conciarie. Pertanto, alla maggior parte delle pelli sarà applicato una copertura, per i quali l’unico parametro normativo da considerarsi è lo Spessore della Rifinizione. D’altro canto, tale parametro è insito anche nella definizione propria di pelle o cuoio del D.Lgs 68/2020, della Direttiva 94/11/CE e della stessa norma UNI EN 15987:
Se il cuoio ha uno strato di rivestimento, indipendentemente da come sia stato applicato, o uno strato accoppiato a colla, tali strati non devono essere superiori a 0,15 mm.
Quindi è una pelle (leather) ogni articolo che, indipendentemente da come sia stato rifinito, avrà spessore di rifinizione inferiore o pari a 0,15 mm (ovvero 150 micron). Se viene superato tale limite, ma lo spessore di rifinizione è inferiore ad un terzo dello spessore totale della pelle, si parlerà di “pelle rivestita” (coated leather). Dal punto di vista semantico, si noti che c’è un limite di spessore di rifinizione (0,15 mm), per il quale una pelle a cui è stato applicato una rifinizione (ovvero un coating), diventi una pelle rivestita (ovvero una coated leather).
Per quanto sopra, non si può far a meno di sottolineare come la complessità di tener bilanciati le caratteristiche del pellame in ingresso, la molteplicità delle materie prime e delle tecnologie disponibili, i requisiti normativi, per poter produrre un articolo che possa rispondere alle esigenze del mercato, renda l’applicazione della rifinizione un’arte, al di là degli aspetti tecnologici e scientifici che la sottendono.
A cura di
Dott. Gianluigi Calvanese
Responsabile Area Analisi, Certificazione e Consulenza
Pubblicato il: 28 Lug 2023 alle 15:21