Conceria italiana, la sostenibilità è nel nostro DNA
Intervista a Mario De Maio, Consigliere SSIP
Articolo pubblicato su CPMC 1/2023
Cuoio e Made in Italy: dicotomia consolidata, connessione stabile e duratura ma anche difficile. Come può il settore difendere il suo primato considerata la mutevolezza delle tendenze e dei gusti dei consumatori?
Dobbiamo continuare a difendere il primato del nostro settore, anche in uno scenario così complicato di continui cambiamenti dei gusti dei consumatori. E possiamo farlo continuando a puntare su ricerca, formazione e sostenibilità. Sono queste le parole chiave che devono guidarci per continuare a crescere e per evitare che la concorrenza dei paesi emergenti e di nostri agguerriti competitors come ad esempio indiani, pakistani e cinesi possano avere la meglio. Abbiamo affrontato un periodo difficile ma abbiamo resistito bene e stiamo continuando a investire molto nelle certificazioni, nella ricerca, nelle nuove tendenze della concia e nel recupero dei materiali. Il nostro Distretto di Solofra, che conta circa 150 aziende, 500 milioni di euro di fatturato all’anno e oltre 2000 occupati, cura molto l’attenzione alla qualità, al dettaglio e ai particolari. Una volta c’era una forte vocazione all’abbigliamento: ricordo ad esempio il celebre giubbotto rosso di pelle che indossava Michael Jackson nel suo famoso video di Thriller, realizzato nel 1982 con pelli di Solofra e del quale eravamo tutti molto orgogliosi. Oggi il Distretto sta puntando molto su calzature e pelletteria, e in tanti sono consapevoli del valore che hanno la nostra manualità, conoscenza e capacità artigiana, tutti elementi che possono fare la differenza. La moda è sempre frutto del momento storico: siamo passati ad esempio dalla fase grigia del Covid alla esplosione di colori e gioia con i verniciati e laminati di quest’ultimo anno. Dobbiamo comprendere in tempo questi momenti di passaggio fra un periodo storico e un altro e farci trovare pronti, anche analizzando gli orientamenti degli stilisti. Ora, per esempio, c’è una tendenza a innovare le sneaker e c’è già chi fra i grandi brand del lusso si sta preparando a questa novità.
L’industria conciaria ha lavorato molto, in tempi recenti, per assicurare un livello adeguato di sostenibilità di prodotti e processi. Possiamo dire che oggi la sostenibilità è finalmente entrata in modo stabile a far parte del DNA delle nuove generazioni di concerie?
Sostenibilità è una parola chiave per la nostra attività. Abbiamo lavorato tanto per farla diventare strutturale e parte della nostra mission. In questo senso, ci stiamo attrezzando sempre di più per le certificazioni, che non sono solo una questione cartacea. Il rispetto dell’ambiente e delle procedure di sostenibilità nelle concerie è un elemento prioritario che deve diventare parte integrante della nostra educazione di base. Come presidente dei conciatori di Solofra sono particolarmente felice di trasferire ai miei colleghi questo concetto. La sostenibilità sta entrando a far parte stabilmente del nostro DNA, grazie anche ai giovani, e la strada giusta per veicolare questa consapevolezza è quella delle università e della ricerca. C’è bisogno sempre di più di questa osmosi fra vecchie e nuove generazioni che sicuramente contribuirà a far crescere, anche culturalmente, le concerie. Grazie agli aiuti di Industria 4.0 e del credito d’imposta, le concerie si stanno attrezzando. Nonostante la crisi, quest’anno abbiamo investito tante risorse nel rinnovamento del parco macchine, per produrre di più e inquinare di meno, e a livello culturale.
Quali azioni bisogna mettere in campo affinché l’industria conciaria italiana possa essere sempre più circolare?
In questo caso purtroppo dipendiamo ancora molto da aziende terze, considerato che per lo smaltimento conferiamo loro ancora molti rifiuti in maniera separata. Per Solofra sarebbe opportuno invece avere un nostro impianto di trattamento per il loro recupero. Siamo tra l’altro in attesa della decisione di Ministero e Regione Campania di includere 93 ettari del nostro territorio nelle zone ZES, e spero che la questione si risolva in tempi brevi: appena questo accadrà, un impianto per il recupero di questi scarti sarebbe ancora più indispensabile per la nostra sopravvivenza e autonomia. Dobbiamo puntare a una certificazione unica per acqua, rifiuti e così via valida per tutto il distretto. Dobbiamo recuperare l’immagine del distretto di Solofra come patria di eccellenza internazionale delle pelli.
Lo sviluppo di un settore necessita sempre di un ampio ricorso a tecnologie innovative, ed il cuoio è un settore notoriamente tradizionale: in che modo potrà comunque affrontare e superare le nuove sfide della competitività? E quale ruolo potrà giocare, in questo scenario, la ricerca anche in considerazione degli strumenti offerti dal PNRR?
Lo Stato ci sta aiutando con numerosi strumenti, resta il fatto però che ad investire oggi ci vuole grande coraggio. Noi stiamo continuando a farlo non solo in beni e attrezzature, ma anche e soprattutto in termini di formazione. Dobbiamo far crescere la cultura della lavorazione della pelle nelle nuove generazioni e formare in maniera adeguata i ragazzi di oggi ed essere bravi a farli appassionare a questo mondo, in modo da favorire il ricambio generazionale. Anche il supporto della Stazione sperimentale, grazie al suo meritorio ruolo di innovazione e ricerca, fra le tante attività svolte, è di fondamentale importanza perché le aziende hanno una dimensione limitata che non consente loro di fare ricerca direttamente e in prima persona
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